SECONDI PIATTI

Secondi piatti

  1. Capriolo in salmì alla aostana
  2. Carbonada
  3. Trote all’uso di Courmayeur
  4. Coniglio al vino rosso “lapeun de montagne”
  5. Costoletta alla valdostana “coheletta valdotéene”
  6. Tinche al burro
  7. Spezzatino della valle “tramo de la valada”
  8. Pollo del Gran Paradiso “pollé i vaun è i baulì”
  9. Arborelle alla boscaiola

 

  1. Capriolo in salmì alla aostana

800 g di capriolo

1 cipolla

1 carota

1 costa di sedano

Un mazzetto di prezzemolo

2 spicchi di aglio

6 coccole di ginepro

4 chiodi di garofano

1 stecca di cannella

2/3 mazzetti di timo

4 foglie di alloro

1 l di vino rosso

½ bicchiere di grappa

Farina qb

1 bicchiere di brodo di carne

350 g di pomodori maturi

40 g di burro

Sale

Pepe

Tagliare il capriolo a pezzi e disponetelo dentro una terrina fonda. Aggiungete un trito di sedano, aglio, cipolla, prezzemolo e carota, l’alloro, il timo, la cannella, e i chiodi di garofano legati a mazzetti, le coccole di ginepro leggermente schiacciate. Versate nel recipiente il vino. Coprite e fate marinare il tutto in un luogo fresco per 24 ore.

Trascorso questo tempo, levate i pezzi di carne dalla marinata. Sgocciolateli, asciugateli sommariamente infarinateli  moderatamente e rosolateli in un tegame, nel burro fuso.

Rigirateli da tutti i lati quindi spruzzateli con la grappa e fatela sfumare. Quindi abbassato il fuoco, bagnate con il brodo, aggiungete parte della marinata filtrata. Coprite e fate cuocere a fuoco dolce per 2 ore, aggiungendo quando serve altra marinata calda. Trascorso questo tempo, versate sul capriolo i pomodori setacciati. Aggiungere, se occorre, del sale. Spolverizzate di pepe. Coprite e proseguite la cottura per 45’.

 

  1. Carbonada (carnonade valdotène)

800 g di carne di manzo

100 g di burro

2 cipolle

½ l di vino bianco

½ l di vino rosso corposo

2 spicchi di aglio

2 rametti di rosmarino

2 foglie di salvia

2 foglie di alloro

6 coccole di ginepro

4 chiodi di garofano

Farina qb

Sale

Pepe

Tagliate la carne a fette, sistemate le fette in una terrina, cospargendole a strati con l’aglio e le erbe, pestate o tritate, sale e pepe. Coprite ermeticamente il recipiente e mettete il tutto in frigo per tre giorni.

Trascorso questo tempo, levate le fettine dalla marinata, sgocciolatele, asciugatele e infarinatele moderatamente. Quindi rosolatele nel burro. Una volta cotte, levatele dal tegame e tenetele dal parte. Affettate sottilmente le cipolle. Fatele disfare lentamente nel burro usato. Quando saranno ridotte in crema , rimettete nel recipiente le fettine di carne, salando e pepando, aggiungete le coccole di ginepro e i chiodi di garofano. Aggiungete i due vini, coprite e fate sobbollire il tutto per un paio di ore.

 

  1. Trote all’uso di Courmayeur (traile i vin rodio)

4 trote di medie dimensioni

¼ di l di vino rosso di Sain-Perre

Una cipolla

Una carota

2 foglie di salvia

2 rametti di rosmarino

60 g di burro

4 patate ovali lesse

Sale

Pepe

Pulite le trote, lavatele, sventratele ed evisceratele. Asciugatele e rosolatele in padella, nel burro, con un trito finissimo di carota cipolla salvia e rosmarino. Rigiratele, per far si che si rosolino anche dall’altro lato. Quindi bagnate con il vino. Lasciate evaporare il liquido alzando la fiamma per 5 minuti. Indi passate la pirofila in  forno a 180° ed ultimate la cottura.

Servite le trote calde accompagnandole con le patate lessate a spicchi.

 

  1. Coniglio al vino rosso “lapeun de montagne”

Un coniglio grosso e giovane

2 spicchi di aglio

2 coste di sedano

Una grossa cipolla

2 chiodi di garofano

4 bacche di ginepro

Un mazzetto guarnito

½ bicchiere di olio evo

Un l di vino rosso

Sale

Pepe

Marinate il coniglio in una terrina per una notte coprendolo con il vino rosso, aggiungendo i chiodi di garofano le bacche di ginepro, il mazzetto guarnito, l’aglio, le coste di sedano e la cipolla.

Trascorso il tempo di marinatura scolate il coniglio, appannatelo con carta assorbente,  rosolatelo su tutti i lati con l’olio evo. Bagnate con la marinatura e portare a cottura a fuoco dolce per due ore continuando a bagnare con la marinatura.

  1. Costoletta alla valdostana “coheletta valdotéene”

4 costolette di vitello con l’osso

4 fettine di fontina

4 fettine di prosciutto cotto

150 g di burro

Farina

Pangrattato

1 o 2 uova

Sale

Pepe

Battete le costolette col batticarne, salatele e cospargetele di pepe. Passatele nella farina, nell’uovo e nel pangrattato, pigiandole delicatamente in quest’ultima fase, per fare in modo che l’impanatura riesca soda e compatta. Quindi rosolatele nel burro, in una teglia bassa, facendole dorare prima da un lato poi dall’altro.

Appena rivoltate, coprite ciascuna fetta con una fetta di prosciutto cotto e una di fontina. Attenete che il formaggio inizi a fondersi, quindi passate il tutto in forno per qualche istante. Alla fine, quando la fontina avrà iniziato a colare, trasferite le cotolette nei piatti e servite subito.

La tradizione vuole che la costoletta sia servita su un crostone di polenta abbrustolito in forno.

 

  1. Tinche al burro

Un kg di tinche

70 g di burro

2 cucchiai di olio evo

2 spicchi di aglio

Un acciuga salata

Un mazzetto di prezzemolo

1 bicchiere di brodo

Farina

Sale

Pepe

Lavate le tinche, sventratele, poi mettetele in una terrina colma d’acqua salta e lasciatele marinare brevemente, intanto a parte rosolare in olio e burro l’aglio intero schiacciato. Aggiungere l’acciuga, ripulita diliscata e tritata e rosolatela, pestandola fino a ridurla in crema.

A questo punto, scolate le tinche, asciugatele sommariamente, poi infarinatele.

Adagiate nella padella, sul soffritto, dove avrete eliminato l’aglio, e rosolatele velocemtn3 da una parte all’altra. Dope averle rigirate salatele moderatamente, cospargetele di prezzemolo tritato, poi bagnatele col brodo. Coprite e fate cuocere per una decina di minuti.

La tinca vive nei laghi e nelle zone tranquille dei fiumi. Lunga dai 15 ai 30 cm, ha carni delicate e povere di spine. Va cucinata fritta alla mugnaia o in zuppa.

 

  1. Spezzatino della valle “tramo de la valada”

800 g di polpa di camoscio

3 cipolle

4 chiodi di garofano

½ tazzina di bacche di ginepro

1 tazzina di olio evo

Un mazzetto guarnito

1 l di vino bianco secco

Farina

Sale

Pepe

Tagliate la polpa di camoscio a cubetti. Raccoglietela in una terrina e bagnatela con il vino. Aggiungete i chiodi di garofano, il ginepro e d il mazzetto guarnito. Ponete il recipiente in fresco e lasciate marinare per due tre giorni. Completata la marinatura, scolate la carne, recuperando la marinata e asciugatela sommariamente.

Fatto ciò mondate e affettate sottilmente le cipolle, rosolatele piano in tegame nell’olio bollente, attendete che siano passite, quindi aggiugetevi  alla svelta la carne, sommariamente infarinata. Fatela rosolare, rigirandola da tutti i lati, quindi aggiungete la metà della marinate filtrata. Coprite e fate cuocere piano, per due ore, aggiungendo via via il resto del vino.

 

  1. Pollo del Gran Paradiso “pollé i vaun è i baulì”

Un pollo di monte giovane

200 g di funghi freschi di bosco

20 g di funghi secchi

60 g di burro

Timo

Rosmarino

Aglio

Prezzemolo

½ bicchiere di vino bianco secco

Olio evo

Sale

Pepe

Mettete i funghi secchi  a mollo in poca acqua tiepida e lasciateli rinvenire.

A parte, tagliate il pollo a quarti e rosolate i pezzi in tegame, con una noce di burro e un trito finissimo di timo e rosmarino.

Rivoltate i pezzi, lasciate che finiscano di rosolare da tutti i lati quindi bagnate con il vino e fateli cuocere piano per una ventina di minuti. A questo punto unite al pollo i funghi secchi ormai ben ammollati e proseguite la cottura a fiamma moderata.

Frattanto a parte trifolate i funghi freschi, mondati e spezzettati in poco olio evo con un trito d’aglio e prezzemolo.

Quando il pollo sarà cotto a puntino, versate nel tegame i funghi trifolati.

Rimestate, spolverando di sale e pepe e lasciate insaporire.

 

  1. Arborelle alla boscaiola

Un kg di arborelle

1 cipolla

250 g di funghi freschi coltivati

60 g di burro

Un bicchiere di vino bianco secco

Un limone

Un cucchiaino di zucchero

Farina

Un mazzetto di prezzemolo

Sale

Pepe

Pulite il pesce con cura, privateli delle viscere, della testa e della coda. Infarinateli moderatamente poi rosolateli in tegame nel burro bollente. Rigirateli e aggiungete la cipolla tritata. Dopo un paio di minuti aggiungete anche i funghi, mondati e tagliati a fettine. Finite di rosolare il tutto, versate ai lati della vivanda il vino, abbassate la fiamma e fate cuocere per 15 minuti.

Quando i pesci saranno cotti e il fondo di cottura si sarà ben ristretto, spruzzate la vivanda con il succo di limone leggermente dolcificato. Poi cospargete di prezzemolo e di pepe. Trasferite nel piatto da portata e servite affiancando un mestole di polenta appena scodellata.

L’arborella è un piccolo pesce di circa 15 cm di forma allungata, dotato di piccole squame argentate che vive nei laghi e nelle acque tranquille del fiume. Pur essendo discreta anche l’arborella lacustre, quella migliore rimane quella di fiume, le cui carni si rivelano adattissime alla frittura.